FELSINA FLUTE ENSEMBLE                                         BOLLING JAZZ QUARTET

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Recensione del concerto del 31/03/2007 presa da: www.gliamicidellamusica.net   

Primo appuntamento della rassegna "Musica in Basilica"

Ensemble Felsina Flute omaggio al gusto

di Mirella Golinelli

BOLOGNA - È ripresa alla grande la VII edizione della rassegna "Musica in Basilica" che si tiene nella sala attigua alla Basilica di San Francesco. Ormai è una certezza trovare questo salone traboccante di pubblico, poiché l’organizzazione - Associazione Giovambattista Martini per la Cultura-ONLUS - propone sempre nelle due stagioni annuali, un prezioso e ricercato programma. Ogni concerto strumentale o vocale può contare su un’ottima presentazione ed un libretto di sala, molto ben dettagliato.  

Un momento del concerto 
del Felsina Flute Ensemble
(fototeca gli Amici della Musica.net)
 

 











Lunedì 31 marzo, nella sala dall’acustica perfetta e circondata da antichi tomi (della cui conservazione si occupano i frati del Convento) erano oltre quattrocento le persone intervenute per applaudire una "chicca": l’esibizione del Felsina Flute Ensemble. Orchestra di quindici flauti ed un clavicembalo, per i brani barocchi, le cui sezioni fornivano la stessa sonorità di un’orchestra composta pure da legni ed ottoni. A dirigere la formazione con partecipe eleganza, raffinatezza ed attenzione al segno dinamico (dopo essersi curato della trascrizione delle parti) è stato il maestro Stefano Chiarotti. I flauti in do erano, dopo gli ottavi di Simone Ginanneschi e Marco Venturuzzo, Maria Rosaria Bazzarini, Alice Sandri, Fabrizio Cardini, Luisa Agostinelli ed Alessia Oliva. I flauti contralti erano: Antonio Rotolo, Micaela Dal Lago e Chiara Campagnoni mentre i bassi erano affidati a Federico Corrado, Antonio Renna, Flavio Bertini e Valentin Betti. Al cembalo, con tecnica precisa e sgranata, Stefania Russo. Un organico amalgamato, dal suono pulito, intonato ma non fisso, che ha strappato applausi torrenziali ed ha regalato emozioni per una scaletta che ha reso omaggio al gusto. Otto i brani suddivisi nelle due parti: Mozart, Ouverture dal Flauto Magico, Ouverture dalle Nozze di Figaro; Vivaldi: La Primavera per flauto solo ed orchestra, Concerto in do+ per due flauti ed orchestra. Qui Ginanneschi, già noto a queste colonne, e poi Venturazzo, hanno fatto la parte dei leoni con ben cinque chiamate al palco. È seguito un omaggio a Verdi ed a Rossini con: Sinfonia dal Nabucco, Preludio dalla Traviata, Ouverture del Barbiere di Siviglia, Ouverture del Guglielmo Tell. Alla fine del concerto l’Ensemble ha concesso due bis, seguiti da una standing ovation nella quale il pubblico pareva fosse in delirio.


Recensione del concerto del 22/10/2007 presa da: www.gliamicidellamusica.net  

Ultimo appuntamento della rassegna "Musica in Basilica"

L’eccellenza dei Concerti vivaldiani

di Mirella Golinelli

BOLOGNA - "Vivaldi for ever!", questa potrebbe essere la didascalia adatta all’ultimo rendez-vous che ha chiuso la rassegna "Musica in Basilica" quest’anno all’insegna della raffinatezza e dell’eleganza. L’Associazione "Amici di Boccherini" era composta per l’occasione dal flautista Simone Ginanneschi (che dal 2005 collabora con la "Mozart" diretta da Abbado), Silvia Turtura all’oboe (già docente e collaboratore orchestrale, in veste anche di corno inglese), Alessandro Bonetti violinista (che vanta numerose incisioni discografiche, per le etichette Kaliphona e Cuneiform), il violoncellista Vincenzo De Franco (fondatore del Trio Kandinsky), Elena Valentini pianista (che ha inciso per la Phoenix le Variazioni Golberg di Bach, nella versione per 2 pianoforti) ed infine Sergio Grazzini al contrabbasso (direttore artistico della rassegna, che ha ricoperto i ruoli più importanti nelle maggiori istituzioni musicali italiane ed americane come la Scala e la Truman University). Il concerto a carattere monotematico era incentrato sulla forma della composizione Concerto-ABA, vivaldiano. Sono stati proposti dalla compagine i Sei concerti: in sol minore F. XII n.6, Cardellino F. XII n.9, in sol minore F. XII n.13, in fa maggiore F. XII n.6, in re minore F. XII n.27 ed infine in sol minore F. XII n.4. A rendere particolarmente preziose queste esecuzioni ha contribuito l’impiego di strumenti originali (come ad esempio il clavicembalo e le corde degli archi che erano in budello), perciò molto sensibili all’intonazione che si è mantenuta perfetta per tutta la durata del concerto. Concerto apprezzatissimo nel quale ha spiccato per virtuosismo, il flauto del Ginanneschi così pulito e chiaro nell’intonazione da far apparire facili, le iperbole dei movimenti primo e terzo dei concerti. Un ensemble eccellente che ha saputo far rivivere, la grandezza del concetto compositivo vivaldiano; grandezza che i suoi contemporanei non avevano capito (a tal proposito si ricordi la diatriba accesasi con il nobile Benedetto Marcello ed il carteggio tra Vivaldi ed il mecenate Bentivoglio intercorso dal 1739 al 1741 anno della sua morte) ma che sarebbe rimasta indelebile, come le conquiste sulla base tecnico-strumentale che lo resero unico, riconoscibile e tutt’oggi riproposto.

 


 


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